Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con Raffaele Gaito a proposito di Mangatar, una startup fresca vincitrice del Wind Business Factor. Raffaele ha 27 anni, viene dalla provincia di Salerno ed è uno dei co-founder di Mangatar. Raffaele è startupper a tempo pieno, programmatore incallito, blogger quando capita, inevitabilmente geek e tech lover. Oggi parliamo con lui di Mangatar
D: Ciao Raffaele cos’è Mangatar ? Di cosa si occupa ?
Mangatar è un social game ambientato nel mondo del fumetto giapponese. Per essere specifici è un gioco di carte massive multiplayer, dove gli utenti possono creare il loro mazzo di gioco altamente personalizzato e sfidare gli altri in scontri uno ad uno o missioni di gruppo. Per capirci, la tipologia di gioco è quella dei più famosi pokemon, yu-gi-oh, urban rivals, ecc.
D: a chi si rivolge il tuo servizio ?
Il target è molto ampio. Attualmente abbiamo tra i nostri utenti sia ragazzini di 14-15 anni che qualche “meno giovane” sopra la quarantina. Questo è dovuto soprattutto al fatto che il manga è ormai parte della cultura mainstream e quindi conosciuto da tutte le generazioni.
Idealmente il nostro target è un po’ più ristretto e va dai 15 ai 28 anni ed è, ovviamente, world wide!
D: Ci parli del tuo Team ?
Siamo 5 soci fondatori, tutti tra i 27 e i 35 anni, tutti di Salerno e provincia. Il team è ben amalgamato, ci sono sia figure tecniche che figure creative. Veniamo da esperienze di web, social, mobile e comunicazione.
Ecco i nomi: Andrea Postiglione, CEO e Web Designer; Raffaele Gaito, Web Developer; Enrico Rossomando, Web Developer; Michele Criscuolo, Mobile Developer; Alfredo Postiglione, Illustratore manga.
D: Cos’hai di diverso/in piu rispetto ai concorrenti
Beh ci sono delle differenze molto importanti sotto diversi punti di vista.
– Dal punto di vista tecnologico siamo tra i primi ad utilizzare in maniera massiccia gli ultimi standard web (HTML5 e CSS3) e ad aver completamente abbandonato flash.
– Dal punto di vista stilistico, abbiamo uno stile manga molto cool e completamente originale, cosa da non sottovalutare.
– I nostri utenti non giocano con un set prestabilito di personaggi ma li creano loro (ne possono creare infiniti) attraverso un potente avatar generator.
– Vogliamo coinvolgere attivamente gli amici degli utenti nelle dinamiche di gioco e non semplicemente spammarli di continuo per invitarli a giocare. Sarà fondamentale il team-up.
– Infine, un’altra importante differenza è che noi rilasciamo tutti i personaggi creati sotto licenza Creative Commons. Gli utenti possono farne quello che vogliono e questo ci sta aiutando tantissimo nella diffusione del nostro stile e del marchio.
D: Quali sono le features che devi ancora sviluppare ?
Nella nostra roadmap ci sono un bel po’ di novità che saranno sviluppate nei prossimi mesi. Sicuramente le più importanti sono: i gruppi (per permettere agli utenti di creare dei team e sfidarsi), l’applicazione mobile (sia per iOS che per Android) e l’integrazione con Facebook (per consentire di giocare direttamente dal social network).
D: State usando strumenti di marketing per farvi conoscere?
Per adesso si va di tanto passaparola! Stiamo utilizzando i mezzi più accessibili ed economici: siamo presenti sui maggiori social network dove cerchiamo di farci notare il più possibile; partecipiamo a numerosi eventi e competizioni per startup; collaboriamo con altre realtà interessanti del panorama delle startup italiane.
D: Adesso che avete il Wind Business Factor cosa farete
Ora che abbiamo vinto Wind Business Factor abbiamo questa grande opportunità di passare un mese a San Francisco con Mind the Bridge.
Sarà un’esperienza che sicuramente ci farà crescere tanto, sia come team che personalmente. Poi per me, visto che è la prima volta nella valley, è un’occasione unica e che aspettavo da tanto!
Vogliamo sfruttarla al massimo e penso che ritorneremo sicuramente più carichi di prima e con ancora più voglia di spaccare il mondo 🙂
Un grandissimo in bocca al lupo ai ragazzi del team Mangatar, per il viaggio e prometteteci che ci racconterete come è andata nella silicon valley.
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